28 FEBBRAIO 1988 - 30 anni fa Roma-Juve 2-0 con doppietta di Desideri. 'Ciccio-gol' a LR24: "Momenti indimenticabili della vita"

28/02/2018 alle 15:37.
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LAROMA24.IT (F. BARANELLO) - Sfogliando i giornali di fine Febbraio del 1988 possiamo notare come ci siano alcune notizie che la fanno da padrone: il “Delitto del Canaro”, lo scandalo delle “Carceri d’Oro” e Massimo Ranieri che vince il Festival di Sanremo con Perdere l’Amore. Quotidiani in cui si notano le offerte di Titoli di Stato con rendimenti che viaggiano a due cifre. Troviamo titoli che celebrano la bella e brava pattinatrice tedesca dell’Est, si perché c’è ancora il muro a Berlino, Khatarina Witt che vince la medaglia d’oro nel “Pattinaggio di Figura” alle Olimpiadi a Calgary. Non mancano ovviamente titoli che incensano “Tomba la Bomba”, vincitore di due ori nella stessa Olimpiade, sia nello Slalom Gigante sia nello Slalom Speciale. Ma c’è anche spazio per un Eroe con la casacca giallorossa, protagonista di una doppietta che permette alla Roma di superare la : Stefano Desideri.

Roma - non è mai una partita normale e non lo è nemmeno il 28 febbraio 1988. Una partita che nei primi anni ’80 risulta essere sempre decisiva per lo scudetto. “Era la partita più sentita, se ne parlava per mesi quando i due Presidenti cominciavano a stuzzicarsi”, ci racconta Stefano Desideri raggiunto per l’occasione, “Insomma si arrivava alla partita molto carichi. E carichi erano i tifosi. Erano i tempi in cui gli stadi erano pieni, non si giocava mai con meno di 50.000 spettatori all’Olimpico, e le coreografie ti lasciavano a bocca aperta”.


Anche in questa giornata i tifosi giallorossi preparano una coreografia molto particolare, nonostante si stesse vivendo in una spaccatura originata dall’acquisto di
Lionello Manfredonia. Ne deriva una coreografia comunque particolare: gli appartenenti al CUCS-GAM, cioè coloro che non ne vogliono sapere di vedere Manfredonia indossare la maglia della Roma, utilizzano dei cappelli molto alti gialli e rossi, il resto della curva, insieme a tutto lo stadio, invece adotta la coreografia del Vecchio CUCS con dei tondi di cartone girevoli ad effetto spirale attaccati ad una stecca di plastica. Tanto per parlare di qualcosa di diverso in Tevere appare lo striscione relativo allo stadio: “PER UNA GRANDE ROMA SI ALLA ROMANINA”, dopo trent’anni siamo allo stesso punto.


Durante la gara la Roma ha una maggiore supremazia territoriale, ma non riesce a sfruttarla e il primo tempo si conclude a reti inviolate. Nel secondo tempo invece, al 18’, Gerolin s’invola sulla destra e scodella al centro un pallone alto, morbido… ”Mi sono avventato sul pallone”, ricorda Stefano, “Sono saltato con la speranza di prendere il pallone e mandarlo verso la porta. Non ero vicino, ero tra il limite e il dischetto del rigore. Ne è nata una parabola imprendibile per Tacconi che appena accenna alla parata. Poi desiste rendendosi conto che il pallone si stava infilando all’incrocio dei pali. Che grande emozione ho provato”.
A questo punto della contesa la compagine giallorossa gioca con più scioltezza, sfruttando gli spazi con le ripartenze, e proprio da una di queste al ’78 …”Si sviluppa un’azione sulla destra, faccio 30/40 metri in volata” ricorda Stefano, “poi la palla arriva a Boniek che mi vede arrivare e mi serve una palla filtrante. Ancora un’accelerazione e rubo il tempo a Cabrini e di sinistro la metto dentro in mezza scivolata. È gol. È di nuovo gol, è doppietta. Si sono susseguite tante emozioni… i boati dei tifosi, gli abbracci dei compagni, i complimenti del Mister e i saluti verso il pubblico da Eroe, perché così mi sentivo, un Eroe. Sono i momenti indimenticabili della vita. Quel giorno giocai con la maglia numero 10, per la di Giannini. Una maglia importante, un numero pesante. Credo di averla davvero onorata”.

Stefano Desideri ha piacere nel ricordare questa gara e quei momenti nella Roma, anche un velo di malinconia per il tempo ormai passato …“Ero un ragazzo che stava vivendo un momento fantastico, un ragazzo romano, romanista e cresciuto nel settore giovanile. Stavo coronando il mio sogno”.
Ci racconta anche un aneddoto: “Proprio in quei giorni, forse proprio il giorno dopo, Renzo Arbore invitò me e Manuel (Gerolin) a partecipare a INDIETRO TUTTA! Aveva saputo che noi due seguivamo la trasmissione e che ne eravamo diventati dei fan. Partecipammo alla puntata, in mezzo al pubblico, con una bombetta in testa senza che nessuno ci riconoscesse, ci divertimmo anche molto. Il giorno dopo ci presentiamo regolarmente all’allenamento. Alla fine il Mister, Liedholm, dopo la seduta ci spiega altri dettagli e alla fine congeda l’intero gruppo. Quando stavamo per andarcene si gira e dice - ”A proposito, chi di voi due era Cacao e chi Meravigliao? -”. Rimanemmo di sasso. Il Mister sapeva che c’eravamo andati e ci prendeva anche in giro. Ovviamente i compagni ci presero per i fondelli fin dentro lo spogliatoio e anche oltre”.

Riportiamo Stefano Desideri ai giorni nostri, alla situazione della squadra attuale: “E’ difficile capire cosa manchi alla Roma per essere ancora più competitiva. Negli ultimi anni abbiamo assistito all’alternanza di tanti allenatori e giocatori, ma ogni anno siamo alle prese nel cercare di capire se è un problema tecnico, fisico o di mentalità. Io credo che bisognerebbe ricominciare dalla cultura della vittoria tramite la cultura della sconfitta. Mi spiego: la sconfitta deve essere una pesantezza quasi insopportabile, devi esserne ferito. Solo quello può darti la forza di volerti rifare, solo quello può far tirare fuori ciò che si ha dentro. Non so se è la soluzione, ma è la strada che io percorrerei. Ecco io credo che l’attuale allenatore ha proprio questo, lo conosco bene, e so quanto soffre, con ardore e dignità sta combattendo per superare le difficoltà. Lui rispecchia questo, vive la sconfitta in maniera pesante, fisica. In una stagione però ci sono gare che diventano un “passpartout”, e l’occasione è la gara con lo Shakhtar”.
Parola di Stefano Desideri.

(foto asromaultras.org)

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