La Roma non è un mezzo, la Roma è un fine

02/02/2019 alle 20:53.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - "È il momento più difficile da quando faccio il direttore sportivo”. “Dimettermi? Non aspettate che vi dia il titolo”. Parole e musica del dirigente capotecnico della Roma e del suo allenatore. Con un allegato di scuse a seguito della meravigliosa serata fiorentina. Riflessioni su se stessi, botta e risposta coi cronisti, scuse. Servirebbe una fattura, un sortilegio, qualcosa che fissasse nelle menti dei tesserati della Roma che esistono ancora tifosi che amano la squadra e non si scannano nelle inutili patetiche guerre del tifo per i diesse, per le proprietà, per gli allenatori.

Non arriva il titolo a nove colonne? Ma chi se ne frega, chi lo vuole. Meno egocentrismo, please. Più punti, più fase difensiva, meno scaricabarile, basta personalismi, stop. La Roma non è una squadra, ha una difesa colabrodo, viaggia a medie gol subiti da zona retrocessione. Si trovino soluzioni. I titoli, ammesso che interessino a qualcuno, li offre il desolante quadro dipinto dall’immobilismo.

La firma è collettiva. Direttore sportivo, allenatore, calciatori. Già, pure loro, i presunti campioni che si deprimono a fine agosto se gli vendono un compagno di squadra. Che si permettono di invitare i tifosi a non esprimere pareri tecnico-tattici, che rispondono in modo insopportabilmente maleducato a chiunque si azzardi a ricordargli che stagione penosa stiano confezionando. Presunzione, assenza di spirito di appartenenza, inesistenza di amor proprio, inedia, disorganizzazione. Invece di azzerare certe mancanze, parlano di se stessi, vanno avanti a testa china continuando a colpire il muro pur di non ammettere e correggere errori, fanno i risentiti.

Dalle fatture ai fatturati. Tanto amati dagli allenatori che coi fatturati altrui giustificano le proprie mancanze. Perdo con la Juventus? Colpa dei fatturati, quindi del monte ingaggi. Poi però finisci a quattordici punti dal Napoli che paga dieci milioni annui di stipendi in meno. E vedi in Coppa Italia andare in semifinale, dopo averti umiliato, la Fiorentina che, rispetto alla spesa del tuo club per i calciatori, 100 milioni di euro di stipendio, versa ai suoi tesserati 37 milioni di euro, e paga il suo allenatore un terzo del tuo (1,1 milioni contro 3 milioni di euro). Chiesa il viola più pagato, 1,7 milioni: nella Roma sarebbe quindicesimo nella classifica dei calciatori più ricchi. Tacciamo ogni discorso sulle cifre che paga l’Atalanta, anzi no. Percassi paga 27 milioni di euro in stipendi. Gasperini (1,5) guadagna la metà dell’allenatore della Roma, stesso stipendio di Gómez e Zapata, gli eroi di Bergamo Alta e Bassa. Nella Roma sarebbero diciottesimi nella classifica del monte ingaggi.

Calcoli stupidi? Certo, ma stupidi sono anche quando servono per giustificare le sconfitte contro chi è più ricco di te. Cattiva abitudine di allenatori, dirigenti e calciatori della Serie A e anche di allenatori nostrani che esportiamo nei tornei stranieri. Perché quando si fanno figure penose come quella della Roma a Firenze, si pensa a giustificare se stessi, magari scaricando la colpa sugli altri. La Roma non è un mezzo. La Roma deve essere un fine.

In the box - @augustociardi

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