Ai punti vince l'Atletico, ma la Roma regge e ringrazia Alisson

13/09/2017 alle 17:40.
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LA STAMPA (G. BUCCHERI) - Il coraggio, la Roma, se lo è dato. Un coraggio servito per guardare in faccia i più nobili avversari dell'Atletico almeno per un tempo, prima di lasciare la scena a una squadra che sembra trovare in il terreno naturale per esprimere un calcio concreto quanto efficace e, a tratti, bello. Il verdetto finale (0-0) è un risultato che i giallorossi devono accettare pensando alla bravura del loro nel blindare una porta più volte presa di mira dai ragazzi di Simeone e al palo esterno colpito da Saul sui titoli di coda quando era più facile metterla dentro.

Mani in area di Vietto Il primo grido di battaglia è di chi ci ha condannato all'eliminazione agli Europei Under 21 in Polonia: Saul quella notte ne fece tre al povero Donnarumma, stavolta spaventa l'Olimpico dopo appena tre minuti con una saetta che esce di niente. Il duello è vivo, molto vivo, perché la Roma, così come è pensata da , gioca per costruire sempre qualcosa, a costo di rimetterci in equilibrio là dietro. Le occasioni sono dietro l'angolo: tocca a arrivare vicino al gol (da applausi la parata di Oblak sulla linea), tocca a Koke tirare a colpo sicuro con uomo-provvidenza a respingere quando l'Atletico stava già esultando. Il primo tempo è ricco di emozioni e ripartenze sui due fronti, con un errore ingombrante dell'arbitro Mazic: il fallo di mano di Vietto su cross di appare netto, ma il rigore non arriva e lo stadio si infuria.

Cori per il brasiliano Roma e Atletico si affrontano con i guantoni bassi e la sfida diventa una collezione di azioni, mai banali, quasi sempre pungenti. In corso d'opera è l'abitudine a vivere certe sensazioni dell'Atletico a venire fuori: Saul e soci appaiono sempre più leggeri e pericolosi e, soprattutto, padroni della scena. Così Vietto si presenta da solo davanti ad e il brasiliano della Roma è chiamato al miracolo e, così, in mezzo al campo netta appare la supremazia spagnola. Vietto prima, Correa dopo: si supera e, adesso, l'Olimpico ha paura di capitolare da un momento all'altro. dà vita ad una piccola, ma significativa, rivoluzione: rinuncia al suo modulo () e si rifugia in un disegno tattico che dà sostanza al centrocampo, laddove l'Atletico non incontra resistenza. Cambia il modulo, in parte anche il copione perché la Roma si scopre meno esposta ai tagli di Koke e Saul. L'Europa che conta si dimostra ancora una volta avara di grandi soddisfazioni per una Roma che, nell'era americana, ha vinto solo 2 partite su 17: il cammino nel girone annunciato fra i più incerti comincia in salita perché il Chelsea ha giocato a tennis contro il Qarabag e l'Atletico aspetterà giallorossi nel suo, nuovo, stadio, quando i punti varranno il triplo. L'Olimpico, una volta calato il sipario, ha consegnato il suo Oscar della partita: lunghissimo è stato il coro di ringraziamento per . Un gigante.

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