Anch'io sono Di Francesco

20/09/2017 alle 16:23.
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Il resiliente non vuole seguire modelli diversi dal suo: «Io sono Difranceschiano». Come non bastasse portarsi dall'anagrafe un quadrisillabo che non aiuta né titolisti dei giornali né coristi da stadio, e quindi quasi tutti quelli che potrebbero dilatarne la fama, Eusebio nostro arriva pure ad aggettivarsi il cognome fino a farne una categoria specifica. (..) Non è offensivo per Di Fra, magari neanche per Zeman, che pure ai tempi belli smuoveva frotte di allenatori desiderosi di imparare qualcosa di schemi offensivi che tuttora sono considerati moderni: il paragone facile degli opinionisti dal pensiero (tattico) corto dovrebbe risuonare offensivo per tutti gli allenatori che hanno avuto il giovin alle loro dipendenze e non sono riusciti,a quanto pare, a lasciar la benché minima traccia. Vabbé, magari ha avuto tecnici di secondo livello. E invece se apriamo l'album dei ricordi del resiliente di Sambuceto, salta fuori che gli italianisti li ha avuti quasi tutti: da Salvemini a Simoni, da Fascetti a Novellino, da Agostinelli a Menichini (lo scudiero di Mazzone), da Sonetti agli indiscussi re del calcio tradizionale italiano,Capello e Lippi. (..) In attesa di dimostrare che un posto tra i tecnici più bravi magari potrebbe pure ritagliarselo, noi romanisti gli stiamo al fianco, in silenzio, speranzosi e fiduciosi. Anche noi siamo difranceschiani. Anzi, se non si offendono né Conidi, che ci ha scritto una bellissima canzone, né l'originale destinatario della stessa poesia, Anche io sono (Di) Francesco.

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(il romanista)

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