Le ambizioni della Roma nel segno di Nainggolan: derby risolto in 4 minuti

19/11/2017 alle 13:57.
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LA REPUBBLICA (F. BOCCA) - Quello che esulta di più, che gioisce e si vede avere un vulcano dentro è quell’uomo con la barba che avevamo visto sulla panchina di S. Siro con gli occhi inferociti reagire in maniera scomposta e disperata allo sprofondo dell’Italia. Adesso corre verso la curva, salta, saluta i tifosi, si abbraccia che festeggia il suo primo derby vinto da allenatore. È stata la partita del ritorno al calcio, dell’abisso che tutti devono scalare, dello sport che ricomincia il suo ciclo. Prima scaramucce, saluti romani e cori antisemiti a Ponte Milvio (“giallorosso ebreo”), a conferma che tutto sommato il calcio prosegue con la sua ineluttabile quotidianità. Per la Roma le angosce azzurre sono altrove, anche perché attraversa un periodo di quasi perfezione: i gol di e di un che nemmeno doveva giocarla questa partita (acciaccato dal Belgio, ma non troppo evidentemente) la spingono forte in zona scudetto, mentre la la chiama - mercoledì l’Atletico in Spagna - con ottime prospettive. Insomma all’Olimpico i mali e i veleni del calcio italiano sono apparsi lontani, un’eco spenta: il calcio e i tifosi (55mila allo stadio) fanno presto a sostituire la disperazione con la gioia, la Nazionale è solo un problema di altri.

È stato un derby bellissimo e quasi perfetto per la Roma, maledetto per la Lazio che ha pagato 4 minuti di imbambolamento all’inizio del secondo tempo dopo aver retto perfettamente per metà partita. ha trasformato il rigore per un fallo, su cui il Var non è intervenuto, di Bastos su Kolarov e poi fornito il passaggio a tagliare il campo per mettere in moto tutta la potenza del trattore che ha scaricato in rete il gol ammazzapartita. Parzialmente riaperta da un ingenuo fallo di avambraccio di , che inizialmente l’arbitro Rocchi non aveva visto e su cui s’è dovuto discutere e fare pantomime assurde, nonostante il Var fosse inequivocabile, prima di tirarlo. Ciro Immobile ha tirato quel rigore con tutta la rabbia dei gol non fatti con la Nazionale e che avrebbero potuto salvarla dal naufragio. Ma niente di più. I reduci di Italia-Svezia (, , , Parolo, Immobile) hanno tutti sofferto i postumi del calvario azzurro, tranne forse che ci ha messo l’anima e che del resto l’ultima partita azzurra della sua carriera l’aveva patita tutta dalla panchina. Almeno il fiato gli è stato lasciato. «Mi tengo stretto questo derby» ha detto soddisfatto di una Roma che ha coronato con la stracittadina il buon momento e soprattutto contento di aver superato da vincitore un passaggio fondamentale per chi allena a Roma. «Posso dirvi che da tecnico si soffre molto più che da giocatore. Ora speriamo di rimanere lassù il più a lungo».

Simone Inzaghi, che si è fatto quasi tutto il secondo tempo in maniche di camicia come se il derby lo stesse giocando, ha reso merito all’avversario. «Se fai due errori individuali in 4 minuti un derby lo perdi quasi sempre, ed è stato giusto perderlo». Il Ninja nel suo esuberante stile crudo ha sintetizzato il derby così: «Non parliamo di scudetto, ma stiamo sul pezzo». Lui ai Mondiali ci andrà e si vede.

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