ESCLUSIVA LAROMA24.IT (Matteo De Rose) - Direttamente dal ritiro ad Albufeira, Roger Ibañez ci racconta quanto accaduto nella scorsa stagione, a partire da quell'indimenticabile 25 maggio, giorno in cui la Roma alzò al cielo di Tirana il trofeo della Conference League. Il difensore brasiliano si è poi concentrato sul rapporto che si è creato all'interno del gruppo e sull'importanza di Mourinho, con il quale ha un ottimo rapporto e lo si può notare anche guardando il video della nostra intervista: il calciatore ha parlato ai microfoni de LAROMA24.IT con ancora i segni visibili sul volto della ferita rimediata nella prima amichevole contro il Sunderland nello scontro con O'Nien. Nonostante il duro colpo, che gli è costato sei punti di sutura, il classe '98 è sceso subito in campo nell'allenamento del giorno dopo con la stessa carica e disponibilità di sempre. Ibañez ha dimostrato cosa significa sposare la causa Mourinho e dare tutto sé stesso per essa. Tra curiosità e retroscena, il ventitreenne ha parlato anche del suo futuro e della sua permanenza nella Capitale.
Iniziamo con il racconto del 25 maggio. Parlaci di Tirana, della festa a Roma con i tifosi dove tu eri uno dei più attivi.
"Il 25 maggio è stato un giorno indimenticabile sia per coloro che erano là sia per i tifosi. Per raccontare tutto bisognerebbe cominciare dal percorso intrapreso dall'inizio. Era un qualcosa di diverso, una sensazione indescrivibile".
C'è stato un momento in cui hai pensato che ce la potevate fare?
"Sin da subito. Da quando abbiamo parlato per la prima volta, pensavamo di poter vincere questa competizione ed alla fine ci siamo riusciti".
Anche dopo la disfatta di Bodø?
"Sì. Quella partita ci è servita per imparare che dalle sconfitte si apprende di più che dalle vittorie. Quella sconfitta è stata 'bella' perché abbiamo imparato ad essere un gruppo, una famiglia e da quel momento siamo sempre rimasti uniti".
Durante la stagione vi siete trasformati: se prima la difesa era facilmente penetrabile, nella parte finale dell'annata segnare un gol alla Roma è diventata un'impresa. Cosa è cambiato?
"Abbiamo capito quello che ci chiedeva il mister e abbiamo parlato anche tra di noi delle indicazioni che dovevamo assimilare. È così che siamo diventati più solidi".
L'anno scorso il sesto posto in campionato e la vittoria della Conference League. In questa stagione, visti anche gli acquisti che sono arrivati, la Roma è pronta per puntare ad un posto in Champions League? Nello spogliatoio state già parlando di obiettivi?
"Ora pensiamo alla pre-season e a prepararci per il campionato, ma tutti noi vogliamo la Champions League quindi è chiaramente un nostro obiettivo. Dobbiamo però lavorare sin dall'inizio e concentrarci sulle prime partite per raggiungere i traguardi prefissati".
Nella passata stagione sia il mister sia voi calciatori avete utilizzato frequentemente la parola 'empatia', un concetto chiave per identificare ciò che si stava creando all'interno del gruppo e nel rapporto con la tifoseria. Come ha fatto questa squadra a diventare così compatta in un solo anno?
"Abbiamo capito ciò che volevamo dall'inizio e stilato una lista di obiettivi. Tutti hanno recepito subito ed è proprio questo che ci ha permesso di creare una famiglia all'interno dello spogliatoio".
Cosa ha Mourinho di speciale rispetto a tutti gli altri allenatori che hai avuto?
"La sua storia dice tutto (ride, ndr). Lui è incredibile sia come allenatore sia come persona".
Come ha inciso la sua figura nella tua crescita?
"È stato molto importante per me. Lui è un tecnico che ha tanta storia e che sa come rapportarsi con ogni giocatore".
Il tuo rapporto con lui immagino sia molto positivo.
"Sì, certamente".
Sei molto stimato dallo staff tecnico per la tua velocità e la tua capacità di anticipo, caratteristiche che non ci sono nel resto del reparto arretrato. Secondo te siete una difesa completa oppure vi manca qualcosa per poter arrivare al vertice?
"Lavoriamo molto su queste cose ed è la dirigenza che sceglie se c'è bisogno di completare il reparto o meno".
Da quando sei in Italia hai sempre giocato in una difesa a 3, ad eccezione dell'inizio della scorsa stagione. Che garanzie vi dà questo assetto?
"Con la difesa a 3 abbiamo fatto un bel lavoro, ma anche all'inizio, quando giocavamo a 4 con io e Mancio (Mancini, ndr) centrali. Poi è tornato anche Smalling e siamo passati a 3".
Quest'anno sareste pronti a tornare a 4 in caso di necessità? Il mister tiene in considerazione questa opzione durante gli allenamenti?
"Non te lo so dire (ride, ndr). Sicuramente siamo comunque pronti a lavorare a 3 o a 4".
Ti ispiri a qualche difensore del passato?
"Io non ero difensore all'inizio".
Esattamente, nelle giovanili in Brasile in che ruolo giocavi?
"Centrocampista".
Quale era il tuo idolo?
"Sinceramente non seguo molto il calcio. Mi piace stare a casa tranquillo perché vivo il calcio tutti i giorni".
Quindi non sei uno che guarda tutte le partite in tv?
"No, non le seguo molto. Preferisco stare a casa a guardarmi un film o semplicemente passare un po' di tempo con la mia famiglia".
Si è parlato della possibilità di vestire la maglia della Nazionale italiana. Hai mai parlato con il ct Mancini e saresti pronto ad indossare l'azzurro in caso di una chiamata?
"No, con lui non ho mai parlato, ma mi manca molto per sistemare tutte le pratiche legate alla documentazione. Ci penserò comunque".
Quale è stata la reazione della squadra quando avete saputo dell'arrivo di Paulo Dybala?
"Siamo stati tranquilli. Ovviamente sappiamo della sua forza e della sua qualità, è un calciatore veramente bravo, anche come persona. Adesso dobbiamo farlo integrare nel gruppo così si ambienterà meglio".
Cosa può portare di diverso alla Roma?
"Si vede anche negli allenamenti che è un calciatore forte, ha una qualità pazzesca. Deve integrarsi nel gruppo così ci può aiutare ancora di più in questo campionato".
Ti senti di garantire che il primo settembre sarai ancora un calciatore della Roma, dato che qualche volta esce qualche rumors di mercato su di te?
"I rumors nel calcio ci sono sempre (ride, ndr)".
A te non arriva niente?
"No, io lavoro qua con la Roma ed è questo l'importante. Mi concentro su di me, il primo settembre ci sarò".
In un'intervista Osvaldo disse che quando arrivò a Bergamo faceva freddissimo e nevicava. Dopo essere tornato nella sua camera dell'albergo si mise a piangere. Ti sei trasferito all'Atalanta nel gennaio del 2019: hai avuto lo stesso effetto?
"È particolare perché si lascia il Brasile dove a gennaio fa caldo, poi arrivi in Italia e a Bergamo soprattutto fa molto freddo. Quando mi sono trasferito non c'era la neve per fortuna, ma è stata dura anche per il fuso orario. Ci ho messo un po' di tempo per ambientarmi, però quell'annata che ho vissuto a Bergamo è stata formativa sia dal punto di visto calcistico sia dal punto di vista personale".