VIVO AZZURRO TV - Gianluca Mancini ha rilasciato una lunga intervista ai canali ufficiali della Nazionale e ha ripercorso tutta la sua carriera, soffermandosi sia sull'avventura alla Roma sia sull'esperienza con l'Italia. Ecco le sue parole: "La cosa di cui vado più orgoglioso nella mia vita è sicuramente aver creato una famiglia con le mie bimbe e mia moglie, questo mi riempie di gioia ogni giorno. Svegliarmi e avere loro al mio fianco... Un altro è aver indossato la maglia dell'Italia, è il sogno di ogni bambino. Sono stato fortunato sotto questo aspetto".
Gianluca bambino?
"Nasce nella campagna di Montopoli, la terra dei tartufi. Un anno sono stato anche ambasciatore della festa. Il tartufo fa parte delle nostre zone e quando torno lo mangio spesso. Stavo in una casa intorno alla terra di mele e pere di mia nonna e sono cresciuto lì con mio cugino e tutti gli amici. Giocavamo sempre a calcio. Mio nonno aveva costruito un campetto da calcio intorno alla sua terra. Era il nostro piccolo centro sportivo. C’erano il calcio, la scuola e tanti sogni che si sono poi realizzati".
Passioni?
"Ne ho avute diverse. Da piccolo mi piaceva tanto il basket. Mio padre mi svegliava per vedere le partite. Ma principalmente era sempre il calcio, da solo o con i miei amici. Lo prendevo in maniera leggera, è uno sport ed è divertimento. Quando sono passato dalla Serie B alla Serie A ho capito che il calcio era diventato un lavoro".
L'inizio della tua carriera?
"A sette anni ho iniziato a giocare nella squadra del paese. L'osservatore era un amico di famiglia e spesso provava a convincere la mia famiglia, ma i miei genitori non volevano perché ero troppo piccolo. Alla festa del paese, mentre camminavamo, incontrammo l'osservatore e disse ai miei genitori: 'Se domenica non lo portate, lo vengo a prendere io a casa'. Iniziai a pressare i miei genitori e così mi portarono a giocare a calcio. Mio padre mi ha sempre fatto vivere il calcio in maniera serena, felice. Dopo un allenamento nei "Pulcini" della Fiorentina disse a mio padre di voler smettere e di voler tornare nella squadra del paese e lui accettò. Poi cambiai idea, ma papà non mi ha mai messo pressioni. Lo prendevo come un gioco e con tanta spensieratezza, magari questa cosa mi ha fatto arrivare nel calcio dei grandi”.
I momenti più belli della tua vita?
“I momenti più importanti della mia vita sono stati la nascita delle mie bimbe, il matrimonio, l’esordio in Serie A e quello in Nazionale. E poi la vittoria della Conference League: vedere tutte quelle persone a Roma mi ha riempito veramente d’orgoglio”.
Materazzi?
“La passione per Materazzi nasce principalmente nel Mondiale del 2006. Io nasco da una famiglia di interisti, avevo dieci anni e lui fu protagonista assoluto. Vedendolo giocare l’ho sempre apprezzato per la personalità, la grinta, per il fatto che nel bene e nel male ci metteva sempre la faccia. A Perugia poi ho avuto la possibilità di conoscerlo tramite un massaggiatore, da lì è nata la nostra amicizia”.
Cosa rappresenta la Nazionale per te?
“La Nazionale ha rappresentato sempre tanto. Le estati le passavo con gli amici al bar o a casa a vedere le partite dell’Italia, mi mettevo la mano sul petto e cantavo l’inno. Quando oggi entro in campo con la Nazionale la prima cosa che mi viene mente sono quegli inni cantati con gli amici”.
Il rapporto con Gattuso?
“Il mio rapporto con il mister è bello, puro, vero. Sin dalla prima telefonata c'è stato uno scambio di parole bello e vero. È una persona che ha saputo creare in poco tempo quello che va creato all’interno di una squadra”.
In conferenza stampa ti ha paragonato a Cafu...
“È stata una battuta che mi ha fatto piacere, certo che accostarmi a un mostro sacro come Cafu è un qualcosa di molto lontano…”.
I playoff per il Mondiale?
“La voglia di andare ai Mondiali è tanta, è la cosa più grande che vogliamo. Siamo concentrati su quello che dobbiamo fare, bisogna prepararci al meglio e arrivarci con una consapevolezza forte. Si tratta di un grande obiettivo personale e di squadra”.




