Il vero flop

02/11/2021 alle 17:15.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Siamo sempre concentrati, valutando le stagioni calcistiche, sui gol mancati, le campagne acquisti sbagliate e sugli allenatori migliori o peggiori. Ci preoccupiamo degli arbitri soltanto quando ci danneggiano, snocciolando dati da dossier, ricordando i precedenti nefasti dei direttori di gara con le nostre squadre. In Italia non si riesce a tenere vivo un argomento che meriterebbe maggiore attenzione: la piaga arbitrale.

Partiamo da un presupposto: non dobbiamo aspettarci nulla dalla stampa nazionale. Troppo condizionata. Non più credibile su questo tema. Basti notare come sia stata affrontata la vicenda Maresca. Addirittura promosso da alcune nobili moviole redatte dagli esperti, che poi hanno provato con un triplo carpiato a indorare la notizia dello stop dell'arbitro napoletano.

Se l'obbrobrio partorito durante Roma-Milan fosse stato perpetrato in un match internazionale ai danni di una squadra italiana, meglio ancora di una delle squadre settentrionali che contano, ci sarebbe stata la chiamata alle armi mediatica, avremmo letto titoli a nove colonne, editoriali indignati, invettive e richieste di conto all'Uefa. Succede nel corso di Roma-Milan, e già dalla sera stessa si celebra la corazzata di Pioli, che ruba poi allo scandalo arbitrale i titoloni del lunedì mattina.

E la Roma? E la Roma "si infuria con l'arbitro". In pratica spacciata come la solita squadra ammalata di manie di persecuzione. "La Roma si infuria, protesta, si arrabbia". La solita storia. Lasciamo stare l'informazione nazionale, perché per decenni troppe prime firme ci hanno raccontato la balla che a fine stagione torti e favori si compensano. Stendiamo definitivamente un velo pietoso. Ci sono troppi interessi di bacini d'utenza, di platee, di rapporti che mettono all'angolo il dovere di cronaca.

Affidiamoci alla necessità di rivoluzionare il mondo arbitrale perché esso stesso ha da anni schiacciato il pulsante dell'autodistruzione. A parlare di professionismo della categoria arbitrale oramai si rischia di passare per matti. Ma immaginate se i direttori di gara fossero slegati dagli organismi federali, se avessero sponsor propri, se guadagnassero cifre esorbitanti dopo avere superato selezioni dure. Con la prospettiva, in caso di obbrobri reiterati, di perdere il lavoro, quindi tantissimi soldi, e non soltanto di essere fermati per una manciata di turni in campionato. Spazzeremmo via per sempre il sospetto, non penseremmo più che abbiano favorito Tizio o Caio per ingraziarsi i poteri forti, per fare carriera, magari internazionale. Pensieri pericolosi indotti non da chissà quale sindrome complottistica, bensì dal retaggio di un passato che ha visto il nostro calcio al centro di scandali che hanno coinvolto gli arbitri in troppe occasioni.

Urge una rivoluzione. Immaginate se, a fine partita, il direttore di gara "contestato" andasse, da contratto, a confrontarsi in tv. Ma non con conduttori, opinionisti ed ex calciatori che bivaccano negli studi televisivi. Immaginate se il confronto avvenisse con gli allenatori delle due squadre che hanno appena giocato. Immaginate se l'arbitro spiegasse, convincendolo, al tecnico infuriato i motivi che lo hanno indotto a prendere la chiacchierata decisione della discordia. O se, rivedendosi, ammettesse di avere commesso un errore. Oltre a fare il picco di ascolti, apparirebbe agli occhi di tutti come un essere umano. E non un alieno sceso spocchiosamente sul pianeta Terra per spargere arrabbiature e poi andare via sulla navicella spaziale negandosi al contraddittorio.

Urge una rivoluzione. Urge un contatto meno cervellotico e più propositivo con il Var, nonostante i ripetuti tentativi di sabotaggio dell'Ifab, l'organismo di stanza in Scozia che modifica di continuo le regole a cui si attengono le Federazioni nazionali. Il calcio va cambiato, non servono pialliativi, lasciamo stare gli ex calciatori arruolati in sala Var. Spesso i calciatori sono i primi a non conoscere le regole, figuriamoci quando diventano ex. E poi in base a cosa verrebbero selezionati? Andrebbero pescati fra quelli che hanno giocato nelle serie minori per scansare equivoci causati dalla militanza in questa o in quella squadra? E poi perché dovrebbero fare da tutor a arbitri chiamati a seguire le regole? Hanno questi bisogno della balia? Non basta più il supporto della tecnologia?

Siamo al punto di non ritorno, bisogna togliere di mezzo le soluzioni folcloristiche, badare al sodo. Preso atto dell'inutilità, per questa materia, di molti organi di informazione nazionali, per i motivi spiegati sopra, l'ultimo appello è per i club, che invece di scannarsi per un tocco di mano devono costituire un cartello e pararsi contro Fifa e Uefa, per imporre la rivoluzione. Utopia? Forse. Ma è l'unica via.
In the box - @augustociardi

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