Mentalità e povertà

24/05/2022 alle 15:32.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - Lasciamo in pace i tifosi. Quelli ossessionati dalle squadre rivali, dai tifosi rivali, dalle abitudini dei tifosi rivali, dal modo di vivere dei tifosi rivali, dal mondo dei rivali che spesso neanche sanno di avere rivali e che di essi sono ossessionati. I tifosi sono gli unici che pagano, dai biglietti ai gadget. Lasciamoli in pace. Che siano ossessionati o no.
Parliamo della povertà di una buona fetta di informazione, non necessariamente locale. Perché in quella locale c'è sempre un imprinting fazioso, riscontrabile però anche in quella nazionale, che quindi va giudicata senza attenuanti perché diffonde notizie facendo allo stesso tempo il tifo per i bacini d'utenza (senza ammetterlo ma sbugiardandosi con l'evidenza dei fatti). Non per accontentare democraticamente buone porzioni di tifosi sparse lungo l'Italia, ma per malinconici interessi di cassetta, per un'intervista in più, per una coccola in più dal potente dirigente. O semplicemente per ignoranza, superbia e superficialità. La povertà, appunto. Povertà di virtù, di presa di coscienza, di messa in discussione di un sistema calcio nazionale che si loda e poi si sbroda ogni volta che va a misurarsi con inglesi, tedesche, spagnole e francesi. Salvo rare eccezioni.

Da cinque anni una di queste eccezioni è la Roma. Che diventa italiana soltanto quando fa comodo. "La Roma forse salverebbe la stagione vincendo la coppetta di Serie C". No, non è la sintesi del pensiero (?) di uno speaker laziale. È il superficiale giudizio di molti soloni dell'informazione riconosciuti spesso come Grandi Firme. Che la firma da anni l'hanno messa in calce accanto a quella dei loro tanti amati dirigenti calcistici che hanno certificato, coi commentatori complici, l'affossamento del nostro movimento sportivo. Mai messo in discussione, mai severamente giudicato col fine di contestarne le storture per svegliarlo da un immobilismo malato. Coppetta di Serie C. Fate un giro di rassegna stampa sportiva straniera. Cercate così tanta povertà. Non la troverete. Non affannatevi per scovare tifo scostumato per le nobili realtà metropolitane, a meno che non stiate leggendo quotidiani ufficialmente "schierati". Neanche fra i tabloid, che trattano tutti allo stesso modo, anzi trattano peggio le big rispetto alle piccole. Da noi no.

Da noi lo scorso anno esisteva soltanto il Milan quando invece anche la Roma andava avanti in Europa League (la coppetta di Serie B?), salvo poi dovere fare ob torto collo titoli sulla Roma quando l'italico sodalizio milanese veniva sbattuto fuori dall'Europa. E oggi? Le tanto amate e lodate solite squadre sono state una a una bullizzate al primo turno uscendo "a testa alta" (Oscar al miglior titolo originale), o agli ottavi di finale, in cui laddove non uscivano quasi volontariamente, si facevano sbattere fuori da squadre di media caratura continentale. Sempre con la giustificazione in tasca fornita dai soliti noti.

Quelli che parlano di coppetta di Serie C. Non sono inconsapevoli. Sanno bene che l'ultima italiana che ha vinto la Coppa Uefa è il Parma di Malesani, trionfatrice a Mosca nel 1999, che l'ultimo trofeo lo ha alzato Mourinho (sì, proprio lui, quello che DEVE vincere lo scudetto soltanto perché guadagna 7 milioni l'anno, altrimenti "è un flop") il 22 maggio 2010. Dodici anni fa. Dopodiché, due finali da outsider della , una finale di Europa League dell', due semifinali e una finale della Roma. Che viene trattata dai media nazionali manco fosse il Bellinzona. Mica perché odiano la capitale. Più semplicemente perché siamo (sono, essi) un popolo afflitto dalla sindrome del Max. Pieno di debiti (leggi buffi), col frigo vuoto, attorniato dalla servitù sciocca che continua a scodinzolare fedele senza capacità critica, coi creditori che suonano invano alla porta, e immaginando una realtà nobile che non gli appartiene più perché i tempi cambiano, gli altri crescono, e nessuno di adegua. Né facendo calcio in modo diverso, tantomeno commentandolo. Coppetta di Serie C. Sempre meglio della povertà faziosa e della mentalità perdente.

In the box - @augustociardi75

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