Luoghi comuni, pigrizia e Carlo Verdone

28/03/2025 alle 15:19.
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LR24 (AUGUSTO CIARDI) - "Siccome la Roma potrà spendere poco, e visto che Ranieri ha scartato i nomi più gettonati, arriverà Sarri, perché ti fa risparmiare e lancia i giovani". "Magari tornasse Spalletti, lui si che valorizza il vivaio". "Allegri no, lui non lavora coi giovani". "Ancelotti e Mourinho no perché esigono campagne acquisti faraoniche e so' pure mezzi bolliti". "Gasperini con la Roma non c'entra niente ed è odioso". "Mancini è laziale". "Emery non è da Roma".

Siamo pigri. Sguazziamo nella comodità del luogo comune e spesso non abbiamo voglia di approfondire. Che poi per approfondire non servono master, perché basterebbe farsi un giro su Wikipedia, se proprio non vogliamo azionare la memoria per analizzare fatti recenti. Tra accordi svelati, nomi scartati, esclusive presunte e affari smentiti, c'è un fil rouge che tiene insieme tutto. Il luogo comune. Lanciato in orbita per ignoranza o per voglia di confondere. E supportato dall'assenza di analisi.

Allenatori per la Roma. Si dice che siccome la Roma non potrà spendere il nome giusto sia quello di Sarri. Togliamo di mezzo la gavetta culminata con l'Empoli e pure i picchi, per blasone, di Londra e Torino, Chelsea e Juventus. Parliamo del triennio al Napoli. Appena arrivato, porta con sé Valdifiori, che doveva essere il faro di mediana. 13 milioni, retrocesso a riserva dopo un mese. In quel mercato estivo lo seguiranno Allan, Gabriel, Hysaj e Reina. A gennaio si aggiunge Grassi dell'Atalanta. Spesa complessiva, 43 milioni di euro. Tanti considerando il modo di operare di De Laurentiis. Secondo anno, via Higuain per 90 milioni, il Napoli per Sarri ne spende 136 di milioni, per Maksimovic, Zielinski, Tonelli, Diawara, Milik e Pavoletti. All'alba della terza stagione arrivano Mario Rui e Ounas, soltanto 14 milioni in due. Giovani lanciati? Non pervenuti. Bravo a fare giocare le squadre e a dare un senso a calciatori in cerca di autore, in quel Napoli arrivarono giovanissimi Diawara, Rog, Ounas e Grassi. Altro giro altro luogo comune, perché l'equazione "giochista uguale valorizzatore di giovani" non è affatto automatico.

Succede quindi che matusa come Allegri e Mourinho piantino e coltivino in prima squadra Fagioli e Miretti, Zalewski e Bove, facendo apparire (aiutando il club per venderli) gente improbabile come Tahirovic, Volpato e Felix. Mentre i santoni della palla a terra tipo Spalletti in carriera non hanno mai svezzato giovani che poi gli avrebbero dedicato la carriera. Ciò vuol dire che Spalletti non sia bravo? No. Spalletti è uno dei più bravi in circolazione, ma sarebbe ora di radere al suolo certe narrazioni false e tendenziose. Così come bisognerebbe accantonare per pudore la strafottenza tipica del nostro territorio.

Conquistavamo il mondo tremila anni fa, oggi nel calcio dovremmo seguire la strada indicata da chi sa come si arriva al traguardo. Soprattutto da quelli che sanno come si conquista. Senza essere schizzinosi. Quindi: Mancini è della Lazio? Ma quando mai, ha tatuato i Fedelissimi della Sampdoria, gruppo storico della gradinata sud del Ferraris. Emery non è da Roma? Forse la Roma non è da Emery, visto che vanta quattro Europa League vinte con squadre di periferia calcistica e che ha appena conquistato con l'Aston Villa i quarti di Champions. Gasperini è antipatico? Se vogliamo allenatori simpatici, speriamo che Friedkin ingaggi Carlo Verdone. Luoghi comuni, comfort zone e pigrizia possono uccidere. Nel calcio uccidono le ambizioni. E alterano la realtà.

In the box - @augustociardi75