Si scrive 16 si legge cuore

06/11/2025 alle 14:04.
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"Soffro come un cane ma gli auguro il meglio perché se lo merita". Più o meno, tanti romanisti che non smetteranno mai di mostrare amore spontaneo a Daniele De Rossi, stanno pensando questo. Daniele De Rossi, più un fratello che una bandiera. Il migliore amico, quello carismatico e rassicurante più che un allenatore. Personalizziamo le emozioni esterne. Che in teoria non ci riguardano. Non perché non ci riguardi De Rossi. Ma perché De Rossi fa l'allenatore. E pure se il rapporto con la Roma non si fosse interrotto per corto circuito societario, sarebbe durato quanto? Due anni? Cinque anni? Anche vincendo trofei a ripetizione, prima o poi lo avremmo salutato. Ma qualsiasi cosa extra Roma che avrebbe fatto, e che farà, ci farà sempre premettere che soffriamo vedendolo su altre panchine. Avendo quasi paura a immaginare quel giorno di fine anno, quando arriverà a Roma da avversario. Inedito assoluto. Sia da calciatore sia da allenatore.

Bisogna accettarlo. Ora sta al Genoa, squadra del popolo, di una città di mare che ha la squadra in difficoltà. Situazione che sembra perfetta per lui. La squadra che ha bisogno di un faro, il popolo, il mare. Un giorno da avversario tornerà allenando il Milan, o il Napoli, forse chissà la Juventus. Una cosa è certa. Non fingerà come altri allenatori che si spacciano per quello che non sono. De Rossi non mette in vendita i sentimenti mentendo sul passato. Anche perché nessuno chiede finzione, ma in tanti sono disposti a farsi fregare dagli uomini di calcio evidenziando in taluni dei maestri di modalità. De Rossi fa il professionista, e non ha mai finto. Se diventerà un top manager, lo scopriremo. Ma non abbiamo bisogno di scoprire cosa sia l'uomo.

In the box - @augustociardi75