Squadra speciale: gli atleti in corsia giocano insieme la partita della vita

27/03/2020 alle 17:59.
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[...] È la storia di una chiamata alle armi venuta da nessuno, non richiesta e fiorita nell’anima. Quella dello sport che a palla lontana, con i palazzetti chiusi e le telecamere spente, sta lavorando per il sommo bene, la vita degli altri. Ridare un nome ai numeri delle ore 18, farli tornare sani dai loro cari. Provarci. Un campionato unificato e un avversario solo, il Covid-19. "Come i giovani del ’99" Una metafora che evoca il fischio delle pallottole, il freddo, il filo spinato. È l’invito della Federazione medico sportiva italiana. «Con grande responsabilità stiamo mandando in trincea i neo-laureati, come i ragazzi del ’99. Non possiamo non esserci noi» dice il presidente, Maurizio Casasco.

I medici sportivi italiani, circa 4000, si sono a disposizione degli ospedali, in prima linea come i nati del 1899, chiamati alle armi dopo Caporetto. È l’immane battaglia bianca, le corsie come trincee. Uno di loro, Matteo Villani, 37 anni, siepista, già campione italiano, semifinalista a Pechino 2008, medico di Fidenza, presta servizio in rianimazione, a Piacenza, «con turni anche di 14 ore, e da oltre un mese vivo in autoquarantena, senza poter vedere mia moglie e i miei tre figli. Si combatte, non c’è altra scelta, nessun’altra scelta possibile». Gli sportivi in prima linea Alessio Olivieri, giocatore della Vigor Matelica Basket in Serie D marchigiana, ala «di quelle che spaccano i ferri», infermiere all’ospedale di Camerino assieme alla fidanzata Chiara. La vita divisa tra l’uno e l’altro campo, ma ora si gioca solo da una parte: «Nel nostro lavoro la sofferenza è all’ordine del giorno, stavolta è diverso. È diverso perché la gente muore, muore sola». [...]

(La Repubblica)

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