LA REPUBBLICA - Antonio Cassano, ex calciatore della Roma, ha rilasciato un'intervista al quotidiano. Il classe '82 si è soffermato sulla sua avventura nella Capitale, con un occhio di riguardo anche alle sfide con la Juventus. Queste le sue parole.
Sono passati 19 anni da Roma-Juventus 4-0: la più bella partita della sua vita?
"Una delle più belle partite della vita mia. Il problema è che quelle cose le facevo una volta ogni sei anni. Mi affascinava confrontarmi con le grandi, Mi dicevo: 'Ora vi faccio vedere chi è il più forte'. Dacourt, nello spogliatoio, diceva: 'Grandi partite, grandi giocatori'. Invece mi rompevo le palle a giocare con squadre meno forti. Io giocavo Roma-Juventus come in strada. Volevo lasciare la gente a bocca aperta: quella è la goduria". [...]
Quante volte ha rifiutato la Juventus?
"Quattro. La prima il 2001: avevo appuntamento con Moggi ad Avellino, ma volevo giocare con Totti, mi affascinava Roma, la città. Non mi ha mai affascinato la Juventus, nemmeno per un secondo: non c’entrava nulla con la mia idea di calcio. Lì sarei durato tre giorni: il primo giorno mi acquistavano, il secondo presentazione, il terzo mi cacciavano via. Buffon mi diceva: 'Sei un cretino, da noi potevi vincere il Pallone d’oro'. lo gli rispondevo: 'Gigi, io non timbro il cartellino, io all’allenamento devo divertirmi'". [...]
Ha avuto un rapporto tormentato con Spalletti a Roma.
"Per colpa mia. Dopo l’allenamento alla Roma i più giovani portavano via le porte. Lui arrivo e ci disse: "'Da oggi, le porte le toglie tutta la squadra'. Metteva regole. Il volume della musica? Io lo tenevo alto, lui veniva e lo abbassava. Non guardava in faccia nessuno, Cassano, Totti o Montella: dopo tre giorni in cui mi sono comportato male mi ha tolto la fascia di vice capitano e mi ha messo fuori rosa, giustamente, Dopo che mi sono comportato bene, ma dovevo andare al Real Madrid, mi ha detto: 'Tu potresti giocare con me'. In 5 partite tra campionato e coppa feci 3 gol e 2 assist. Ancora oggi ci sentiamo: con lui puoi parlare di calcio, di vini. di cibo. A Roma lo hanno disintegrato, lui come Luis Enrique. Forse si saranno pentiti…".
"Ma che gli dico, 'Avete fatto casino, stringetevi la mano?' Però sarei contento se facessero due chiacchiere. Luciano guardava al bene della squadra. Se a Totti chiedi 'giocheresti?', lui ti dice di sì anche oggi. Qualcuno se ne è approfittato per metterti contro". [...]
C'è una 'cassanata' che non ha mai raccontato?
"Franco Sensi mi chiamava una volta a settimana nella sua stanza. Lui in giacca e cravatta io andavo da lui in mutande e lo abbracciavo pure. Poi, le corse in Ferrari con Totti. Facevamo via di Trigoria a manetta, a chi arrivava primo al centro sportivo: chi si metteva davanti non faceva passare l'altro. Sa le volte che abbiamo rischiato di fare la frittata? All'Eur facevamo il circuito, dal Palaeur all'obelisco e ritorno, tre quattro giri alle 5 di mattina".