LR24.IT (MIRKO BUSSI) - Quelle vertigini difensive, a seguire il messaggio della Sud di domenica sera, testimoniano la voglia di volare. Il desiderio infuso da Gasperini all'interno della Roma è quello di spingersi in alto, calcisticamente ancor prima che metaforicamente. Questo, come ogni scelta tattica, ha delle controindicazioni. Che domenica si sono materializzate nella ripartenza con cui il Napoli ha guadagnato il vantaggio poi decisivo nel punteggio finale. L'efficacia difensiva della Roma è incisa nei numeri che la eleggono, dopo oltre un terzo di campionato, come la miglior difesa, eguagliata nell'ultimo turno dal Como, e come la seconda squadra in Italia, dopo l'Inter, a concedere meno tocchi all'avversario all'interno della propria area di rigore.
Il grosso del materiale avversario, in sostanza, la Roma riesce a smaltirlo grazie al proprio atteggiamento difensivo. Quel che travasa, però, va maneggiato con cura vista la potenziale tossicità. Dopo 13 giornate, infatti, sono 17 le ripartenze veloci (dato Opta) subìte dalla Roma: il dato più alto del campionato, al pari dell'Inter. 4 di queste hanno portato a gol avversari, anche qui il numero più alto della Serie A. Il conto viene facile: su 7 reti complessive subìte, più della metà nascono dalla stessa matrice. Un pallone perso nel terzo di campo più offensivo, una riaggressione saltata, il campo che si spalanca per l'avversario.
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"I rischi del mestiere"
17 le ripartenze veloci subite dalla Roma, dato più alto della Serie A.
4 quelle che hanno portato a un gol avversario (primato condiviso con l'Inter), l'ultimo domenica sera.
La Roma concede poco. Ma quel poco è ad alto rischio. pic.twitter.com/W5uptT9nkQ— Mirko Bussi (@MirkoBussi) December 2, 2025
È quello che succede domenica sera. La Roma accerchia il Napoli portandolo a schiacciare 9 uomini all'interno o nei pressi immediati della propria area. Come spesso accade, il coinvolgimento dei terzi di difesa in questo tipo di sviluppi è evidente: Hermoso è in possesso del pallone a circa 22 metri dalla porta avversaria, Mancini ha trascinato con sé Lang per invadere l'area di rigore. Sono 8 i giocatori della Roma oltre la linea del pallone, i compiti preventivi vengono assegnati a Cristante, in prima battuta, con Ndicka come ultima sentinella difensiva. Paradossalmente, conoscendo l'abilità del Napoli nel rovesciare il campo, i controlli preventivi della Roma erano anche superiori alle abitudini, evitando situazioni di parità numerica.
Quando il pallone sguscia via in maniera dubbia dal controllo di Koné, però, il primo sistema di protezione, la riaggressione immediata, non scatta in maniera adeguata. Un po' per la reazione tardiva di chi si trova nei pressi, un po' perché, intorno, erano più i giocatori del Napoli che della Roma. Ne esce fuori Neres con una conduzione insistente che fa emergere un 2 contro 2 con Hojlund come vertice offensivo e Cristante e Ndicka come oppositori. Situazioni ad alto rischio che la Roma sta imparando a maneggiare quotidianamente perché effetti, naturali, di quell'atteggiamento aggressivo con cui è stata concepita. A rendere incendio la miccia iniziale sono poi i comportamenti adottati da Cristante e Ndicka che non riescono a ritardare lo sviluppo avversario, permettendo magari il rientro al galoppo del resto della truppa. Cristante, infatti, viene prima fatto fuori dal passaggio e poi superato agilmente dal divario di rapidità e velocità che favoriva Neres. A quel punto, nel 2v1 che ne consegue, la teoria generale vorrebbe che Ndicka, l'ultimo difendente, eviti una collaborazione tra i due giocatori, mantenendo una posizione più centrale escludendo o almeno complicando la linea di passaggio. Ma quando il difensore ivoriano accorcia su Hojlund, il varco centrale in cui sottolineare la progressione di Neres diventa troppo ghiotto per il Napoli e a quel punto irrecuperabile per la Roma. La complessità della situazione non può essere risolta addossando le colpe ad un unico comportamento ma nella gestione dell'imprevisto, con cui la Roma dovrà sempre più imparare a convivere, guadagnare del tempo sarebbe stato vitale.
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La situazione, già ad alto rischio, divampa per le scelte di Cristante e Ndicka che non riescono a ritardare lo sviluppo avversario.
Ndicka, nel 2v1 finale, accorcia su Hojlund aprendo un facile varco centrale che rende a quel punto Neres imprendibile. pic.twitter.com/CuAEl1oWLR— Mirko Bussi (@MirkoBussi) December 2, 2025
Pochi minuti dopo una situazione simile, anche se di grado inferiore per pericolosità, viene gestita in maniera più efficace. Lì un'altra conduzione frenetica di Neres, nata nuovamente a seguito di un recupero del Napoli all'interno della propria area di rigore, viene fatta spegnere dal comportamento di Ndicka che, ritardandone lo sviluppo, consente, al momento del traversone tentato da Hojlund, di aver riportato 4 elementi in più (Hermoso, Koné, Cristante e Celik) già nei pressi o all'interno dell'area romanista.
Situazioni ad alto rischio come quella di domenica si sono già manifestate nel primo terzo di campionato. Basti pensare al gol decisivo del Torino all'Olimpico o a quello del Milan a San Siro. La Roma potrà ridurle, aumentando magari la propria incisività offensiva che permetterà di concludere più volte verso la porta e annullare dal principio possibilità di transizioni per l'avversario, ma dovrà comunque impararci a convivere in maniera sempre più sostenibile. Ad oggi, quella che è la miglior difesa del campionato, concede anche i tiri più pericolosi del campionato: 0,11 il dato di xG medio dei tiri verso Svilar, pari in Italia solo a Cagliari e Genoa. Sono vertigini, sintomo della voglia di volare.
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Alla 13ª giornata, oltre ad avere la miglior difesa, i giallorossi sono anche la 2ª squadra che concede meno tocchi nella propria area.
I tiri che subisce, però, sono pericolosi: 0,11xG in media, dato più alto della Serie A insieme a Cagliari e Genoa.— Mirko Bussi (@MirkoBussi) December 2, 2025




