LA REPUBBLICA (M. PINCI) - Alla dichiarazione di guerra, gli ultrà rispondono con la contestazione. Non sono rimasti fermi i "fucking idiots", dopo l'ennesimo attacco del presidente della Roma James Pallotta, capofila del fronte istituzionale del calcio italiano contro i beceri da stadio: lui vuole sbarazzarsi dei falsi tifosi che sputano sui calciatori, loro annunciano vendetta. Persino a Trigoria la forza dei discorsi del numero uno ha sorpreso chi fino ieri si era attestato su posizioni più caute: in attesa che anche altri suoi colleghi decidano se seguire la scia, Pallotta continua a raccogliere l'appoggio dei "nemici", da Lotito a Tavecchio, e il rancore di chi dovrebbe essergli più vicino. I sostenitori della sua squadra. Messaggi di insulti e minacceiniziano a riempire non più soltanto Trigoria, ma i muri delle strade di tutta la città: uno dei viali che porta verso lo stadio Olimpico ieri ne sfoggiava un paio, e nella notte un "Pallotta Boia" a caratteri cubitali ha imbrattato un muro del centro.
Domenica nuovo atto: quando la squadra sarà impegnata contro l'Atalanta, la frangia più calda del tifo, costretta fuori dalla chiusura della curva sud, aprirà ufficialmente le ostilità verso la proprietà dandosi appuntamento ai piedi dello stadio per contestare Mr President. Schermaglie in attesa della resa dei conti, il 3 maggio, quando l'Olimpico —a un anno esatto dalla morte di Ciro Esposito — si riempirà dei bambini delle scuole romane, ma tornerà anche a ospitare gli ultrà. Con l'altissimo rischio di un cortocircuito. Per domenica, invece, la Roma valuta se trasformare quel deserto di spalti chiusi dal giudice sportivo in un'occasione per sostenere la linea del presidente. Una linea sposata anche dal capo della polizia Alessandro Pansa in un convegno alla Sapienza: «Pal-lotta ha fatto bene a usare quei toni, ora tocca ai giocatori prendere posizione, la legalità non teme rappresaglie: gli ultrà sono molto simili ad altre associazioni criminali, ci sono tifoserieviolente che perseguono interessi diversi, economici, fortemente identitari », ha detto, e sembrava quasi di sentire il discorso del presidente romanista.
Persino il collega laziale Claudio Lotito, pur assumendosene la paternità con accenti acuti, ha rivendicato una posizione analoga: «Pallotta ha ragione, ma io queste cose le dico da dieci anni, è lui che segue me». Il derby delle opinioni ha avvicinato persino Pioli e Garcia, rivali sulle panchine di Lazio e Roma nella corsa al secondo posto, vicini nelle posizioni, seppure più timide rispetto ai propri presidenti. «Solo qui ci sono i biglietti nominali, eppure non si è in grado di identificare chi delinque con le telecamere di sorveglianza e sbatterlo fuori dagli stadi avita», la polemica sollevata dal romanista, emulato dal laziale: «Chi supera il limite della legalità non merita di stare allo stadio con noi». Mentre la vedova Raciti lasciava «scossa» il palco, toccata dai "buu" della platea di studenti all' allenatore rivale. Se un giorno Pallotta dovesse stufarsi di tutto questo, nessuno potrà imputargli di essere il solito businessman a cui il giocattolo non piace più.